Vita minima # 46: Carmelina D.

“E insomma, io pensavo: è il primo appuntamento, ci siamo conosciuti di fronte alla macchinetta del caffè…  mi porterà in pizzeria, che ne so, un’osteria, magari… Invece, TAC!, sorpresa, ha prenotato in questo ristorante di lusso.
Mangiato bene che non ti dico, guarda… una cena di pesce coi fiocchi, tutto squisito. Però è pur sempre la prima volta che usciamo insieme, perciò quando arriviamo alla cassa mi offro di pagare la mia parte… mica voglio che pensi che sia una specie di scroccona o qualcosa del genere. O – ancora peggio – che si faccia chissà che strane idee per il dopo serata… Sai come sono gli uomini, qualche volta pensano “questa si fa pagare la cena, quindi ci sta di sicuro”… non è proprio il mio stile, tu lo sai bene.
Comunque lui, alla cassa, gentilissimo, guarda, un signore proprio. Dice: figurati, ti ho invitata io, mi pare il minimo. E poi lo faccio davvero volentieri. E fin che c’è, fa portare anche una bottiglia di champagne – davvero ottimo, guarda – così buono che ne ho bevuti un paio di calici, forse anche tre, non ricordo bene… Sai com’è, mi faceva pena lasciare quella bottiglia così buona a metà, con tutto quello che aveva speso.

Comunque, usciamo – io comincio ad avere un po’ le gambe molli per via dello champagne e inizio a essere stanca, sai com’è, dopo una giornata di lavoro – saliamo in macchina – a proposito: vedessi che macchina… mica mi ricordo che macchina è, ma è una di quelle che deve costare un bel po’ – comunque, dicevo, saliamo in macchina e lui mi fa: Sono stato davvero bene, sai? Vuoi che ci fermiamo a bere qualcosa da qualche parte o che ti riporti a casa?
Un signore, guarda. Dove lo trovi un altro così? Cioè, neanche ci ha provato a invitarmi a casa sua o cose del genere. E io gli dico: Guarda, è stata una bellissima serata anche per me, però sono davvero stanca, quasi quasi andrei a casa.
E lui – un signore, guarda – dice questa cosa carinissima: Ogni tuo desiderio è un ordine, mia cara, e si avvia per riportarmi a casa. Neanche un accenno a un bacio, o una mano allungata – sai anche tu che razza di buzzurri ci sono in giro –lui invece un signore proprio, insomma.
Senza sottointesi, senza secondi fini – mi ha fatto davvero piacere, guarda. Mica se ne trovano tanti in giro, di tipi così.

E quindi mi riporta a casa. Mi apre la portiera della macchina e mi fa scendere. Un uomo d’altri tempi, guarda. Mi saluta con due baci sulle guance e a quel punto, mentre sta ripartendo, io penso: Vabbè, un conto è passare per zoccola e darla via la prima sera, un conto dare un bacio a uno che se lo merita proprio, dopo una serata così. Perciò gli prendo la faccia tra le mani e ci baciamo.
Ti dirò, non che sia un gran baciatore: ci è voluto un po’ prima che trovasse il ritmo giusto. Sembrava che non sapesse tanto bene dove mettere la lingua. Comunque, ho pensato, mica può essere perfetto. Perciò continuiamo a baciarci per un po’ – sai quelle sessioni di baci lunghissime che dopo un po’ quasi ti annoi? – e quando ci stacchiamo lui mi guarda con questi occhioni dolci e mi dice: E’ stato bellissimo. Cioè, per un bacio, hai capito? Non è un amore? Ma dove lo trovo un altro così, mi son detta? Uno che non ha secondi fini, uno che non fa di tutto per portarti a letto la prima volta? E lì mi è sembrato giusto chiedergli se voleva salire da me. Tanto, ho pensato, questo è così un bravo ragazzo, guarda, che di sicuro non mi salta addosso, se non voglio.

Perciò saliamo da me. E lì ricominciamo a limonare. Un bel po’, eh. Adesso io non so dirti di preciso quanto, ma di sicuro almeno un quarto d’ora. E te l’ho detto, mica è un grande baciatore. Con quella linguetta che si muoveva non si capiva come e dovevo un po’ indicargli io come fare. Che tenero, ho pensato. Ma dove lo trovo un altro così? E quindi, per movimentare un po’ la questione – oh, mezz’ora di baci dopo un po’ annoiano – ho provato a allungare una mano sulla patta. Così, tanto  per vedere com’era messo lì sotto.
Oh, sinceramente: un cazzetto. Già duro, per carità, bello dritto, ma pur sempre un cazzetto. E lui – una tenerezza, guarda! – per quella mezza carezza quasi mi va in estasi, e mi stringe e mi bacia che sembra impazzito. Cioè, vedevi che era proprio preso, e a quel punto lì – ti dico la verità, guarda – mi sono sentita proprio bella, ammirata a tal punto che ho pensato: Vabbè, dai, almeno una carezzina gliela lasciamo fare anche a lui. Gli ho preso la mano e me la sono infilata sotto la gonna. E lui sempre più in estasi, guarda! Un ragazzino innamorato fisso, sembrava! E a un certo punto, lì nel mezzo di tutti gli smanacciamenti – che io ormai glielo avevo anche tirato fuori e mi ero tolta le mutande, ma vabbè, questi sono dettagli – se ne esce con ‘sta cosa dolcissima. Dice: Mi piaci e non voglio che ti senti obbligata se non lo vuoi davvero anche tu. Cioè, hai capito? Ma dove lo trovi un altro così? Anche lì, con tutto che son mezza nuda e lui tutto in tiro, mi rispetta così tanto. Ma questo è uno da tenersi stretta, mi son detta. E a quel punto, capirai, con uno così – una cosa più unica che rara, guarda – ti viene naturale farci l’amore.

Non che ne avessi una gran voglia, se devo essere sincera, guarda. Però vabbè, ho pensato, con quel cazzetto lì mica sarà una gran tortura, alla fine. E poi, dai, tutti ‘sti smanacciamenti, mica siam adolescenti. Perciò me lo son tirato sopra e gli ho fatto capire che poteva fare quello che voleva fare. E lui lì, un’altra cosa dolcissima: mi dice che non c’ha dietro il goldone. E io mi son sciolta proprio. Cioè, se ce l’avesse avuto dietro avrei pensato che fosse un gran attore, che magari la sua era tutta una tattica per conquistarmi. Che, fino a quel momento, mi avesse preso in giro.
Invece no, non ce l’aveva davvero! E quindi, ho pensato, questo qui è davvero un bravo ragazzo, un tenerone proprio. E vabbè, facciamolo senza goldone, gli ho detto. Tanto, ho pensato, dolce com’è, galantuomo com’è, questo mica va a zoccole o a fare porcherie del genere. Mica c’è il rischio che mi prenda qualche malattia.

Per cui cominciamo a farlo… e anche lì è un po’ come con i baci, non è che sembri proprio espertissimo. O magari non lo so, era tutta colpa di quel cazzetto… vai a sapere se magari mi ero abituata un po’ a quell’anaconda che si trovava tra le gambe Silvano, anche se non c’è da fare paragoni, perché Silvano era una bestia e lo sai bene. Mica era dolce come questo tipo qui, Silvano. Silvano, SBRAM!, mi prendeva e mi scopava lì dov’eravamo senza tanti complimenti. Lui invece di una dolcezza, guarda, sembrava proprio un bambino. Sempre ‘sti occhioni dolci, sempre questa espressione estasiata. Un amore proprio. Per cui mi è venuta anche un po’ voglia di scherzare, di provocarlo un po’. Ho cominciato a fare un po’ la scema – guarda, a te lo posso dire senza problemi. E insomma, con lui lì sopra, ho cominciato a dire “Sì, così, fammi godere!”, “Di più! Di più!”, tutte ‘ste frasi da zoccole da film porno.
E lui vedessi che roba! Ci dava dentro che pareva gli venisse un infarto da un momento all’altro! E vabbè, io te l’ho detto, mica avevo ‘sta gran voglia di farlo, però ormai che eravamo lì ho pensato: Se va avanti così questo viene fra due minuti… perciò ho detto, diamogli due minuti di pausa, a ‘sto principe azzurro che mi è capitato tra le mani.

Mi sono tolta e mi sono messa a quattro zampe – che poi vabbè, guarda, a te lo posso dire, con ‘sta storia di provocarlo un po’ ci avevo preso gusto. Gli ho dondolato un poco il didietro davanti al naso e lui s’è ingrifato che non ti dico, guarda! Una roba da non credere! Vabbè che – non per vantarmi, eh – , ma c’ho un culetto niente male… E lui lì che quasi non ci crede, neanche si osa toccarmelo… gli ho dovuto prendere le mani e mettercele sopra io, ci credi? Di una dolcezza, ‘sto tipo, guarda, da non credere proprio!
E già che ero a pecora e che avevo voglia di provocarlo, gli ho detto: Vuoi mettermelo nel culo?
Ma per scherzare, sia chiaro! E lui, dici? Lui aveva gli occhi fuori dalle orbite, mancava solo che gli cascasse la mandibola da un momento all’altro! E si è avvicinato – ma pensa te! – per farlo davvero… robe da matti! Al che io dico: ma sei impazzito? Ma per chi mi hai presa? Guarda che mica dicevo sul serio! E lui si blocca e si mette a borbottare uno scusa scusa scusa dietro l’altro, con due occhi, guarda, che sembrava dovesse scoppiare a piangere … e continuava a scusarsi, eh! Ti dirò, mi ha fatto una pena… sembrava quasi che l’avessi punito dopo una serata che fino a quel momento era stata perfetta… tra l’altro, butto l’occhio e faccio caso che gli si è pure ammosciato dalla tristezza… ma che amore, ho pensato! E lì un po’ mi sono pentita – cioè, scherzare va bene, lo sai anche tu, ma certi ragazzi sensibili la mia ironia mica la capiscono del tutto. E insomma il mio principe azzurro si era intristito di brutto e io mi ero pentita, perciò mi son detta: ma ti pare, rovinare una serata così? Non avrò esagerato, ‘stavolta?
Perciò mi sono messa a strusciarmi un po’ addosso – oh, l’ho dovuto convincere con la forza a ricominciare a toccarmi di nuovo, per dirti quanto mi rispetta! – mi son strusciata un po’ , ti dicevo e poi glielo ho fatto appoggiare anche al didietro… ma poco poco, eh! Non che volessi, eh, neanche ne avevo voglia, come ti dicevo, ma lui sembrava ripigliarsi un po’ dopo la brutta reazione che aveva avuto prima… e io, lo sai com’è, che son romantica, davanti a certi occhioni mi sciolgo proprio.
Perciò gli dico: dai, prova a metterlo dentro un pochino… un paio di centimetri, eh! Non di più, che mica le faccio, io, di solito, ‘ste robe… e vabbè, che ti devo dire, guarda? Sarà stata colpa del cazzetto che aveva, ma poco a poco, due centimetri alla volta, è finito che me lo son trovata tutto dentro… robe da matti! Ma ormai che potevo dirgli? Tiralo fuori immediatamente? Quello come minimo mi faceva un colpo, è troppo sensibile! Perciò l’ho lasciato fare, che ti devo dire? Mica ne avevo voglia, ma ormai la serata aveva preso quella piega lì e che ci vuoi fare…

Ah, ma la vuoi sapere la cosa più incredibile? Prima di andarsene mi guarda e mi dice: Ti amo. Cioè, ci credi? Ti amo. Mi ha detto proprio così. Ma chi lo dice più, ti amo? E al primo appuntamento, poi? Robe da matti”.