Vita minima #19: Costantino A.

“Se devo essere sincero, non ho mai capito cosa pensi davvero di certa musica italiana. Gigi D’Alessio, per esempio”.

“Gigi D’Alessio, dici? Be’, sarebbe una storia lunga, credo”.

“Per me non c’è problema”.

“D’accordo, come vuoi. A quattordici anni mi è venuta la varicella. Era un periodo in cui veniva a tutti. Tutti i miei amici, nella mia compagnia, hanno finito per prenderla. Magari ce la siamo passata anche tra di noi, vai a sapere. Sai, bevendo dalla stessa lattina di birra, cose così. Dicono che la varicella resti in incubazione qualche giorno, prima di esplodere, quindi può essere che te ne vai in giro mentre tecnicamente sei già malato, anche se non hai ancora nessun sintomo. Giri, fai le cose che fai sempre e intanto spari in giro i tuoi germi senza nemmeno accorgertene.
Comunque: un pomeriggio mi spunta questo brufolo strano qui sul braccio. Cazzo, penso, ecco che mi son preso la varicella pure io. Vado dal dottore e il dottore neanche mi tocca, mi guarda da una distanza di sicurezza e dice: E’ sicuramente varicella. Perciò me ne torno a casa, aspettando di ricoprirmi di brufoli da un momento all’altro.
Sai, a quattordici anni è una cosa che ti fa uscire di testa. Cioè, ti spalmi il Topexan, cerchi di limitare le schifezze perchè sei nell’età in cui i brufoli ti spuntano uno dietro l’altro, ci stai un po’ attento e tutto quanto, ed ecco che ti becchi ‘sta malattia che sembra il terrore di qualsiasi adolescente.
Perciò – dicevo – sono  lì che aspetto di ricoprirmi di brufoli. Il giorno dopo me ne spuntano quattro sulla schiena. Altrettanti nei giorni successivi, sparsi in giro per tutto il corpo. Cioè, considerato che qualcuno ne usciva deturpato e a distanza di settimane aveva ancora certi bubboni da spavento in faccia, non era davvero nulla.
Però ne avevo uno, maledetto, che mi faceva impazzire. Vuoi sapere dove?”.

“Dove?”.

“Sulle palle. Ma aspetta: non solo sulle palle, che già di per sè sarebbe qualcosa di incredibilmente fastidioso. No, sai dove mi era spuntato, quel maledetto brufolo? Esattamente nella scanalatura tra le due palle. Proprio lì, cazzo. Una cosa da impazzire. E non potevo nemmeno passare la giornata a grattarmi per non sembrare una specie di maniaco, capisci?”.

“D’accordo. Ma tutto questo cosa c’entra?”.

“Ecco, io in quei giorni, a quel brufolo avevo dato un nome. Gigi D’Alessio, l’avevo ribattezzato”.