Vita minima #24: Alessandro W.

Poi una mattina – una mattina di marzo piovosa, con il rumore della pioggia che batteva sulla tapparella ancora abbassata – dopo essersi svegliato e aver acceso l’abat-jour, infilandosi i calzini (perchè è cosi che succede con le illuminazioni, l’aveva letto da qualche parte), spostò la mano sul lato freddo e vuoto del letto e si rese conto di quanto lei gli sarebbe mancata. Non perchè lui l’amasse – non l’amava adesso e forse, se era successo, era successo molti anni prima – questo no: ma perchè mai – ebbe in quel momento la percezione esatta e precisa – avrebbe trovato qualcuna in grado di amare lui così tanto. (Per un attimo si vide proiettato nel futuro, accompagnato da donne senza volto: felice, ma con la sensazione che mancasse, in quell’immagine mentale, ancora qualcosa ).

Pensò questo. Poi si alzò, e il legno del parquet scricchiolò piano sotto i suoi piedi.